Slot e ordinanze comunali. In Piemonte il ‘caso’ Beretta: “ Non sono convinto della efficacia della ordinanza anti-azzardo”

 

Oltre 70 comuni del Piemontehanno ottemperato a quanto disposto dalla legge regionale 9/2016, che invitava le varie cittadine, entro la metà di agosto, a disciplinare gli orari di apertura delle sale gioco o di utilizzo delle slot nei locali quali bar e tabaccherie.  L’argomento è, comunque, di stringente attualità con una diffusione che val al di là dei confini piemontesi. 

 

Le misure, come spiegano tutti i sindaci interessati, sono finalizzate al contrasto dei rischi legati al gioco eccessivo. Pochi quelli che si soffermano attentamente sull’efficacia della disposizione.

Una voce fuori dal coro quella di Gian Paolo Beretta, sindaco di Borgo San Dalmazzo, una cittadina di circa 13.000 abitanti in provincia di Cuneo, che oggi potrebbe diventare un vero e proprio ‘caso’.

Qui l’ordinanza non è ancora stata emanata e il sindaco Gian Paolo Beretta solleva molti dubbi. In particolare sulla sua reale efficacia e ancor più sull’impatto occupazionale che potrebbe comportare, soprattutto in un territorio come il suo, dove esiste un’area ricreativa molto grande al di fuori del centro cittadino.

Ecco che una domanda sorge spontanea: che senso ha non permettere il gioco in una determinata fascia oraria quando, spostandosi di pochi chilometri, si può giocare a qualunque ora? Anche su questo il sindaco Beretta ha qualcosa da dire: “Secondo me non ha senso un’ordinanza di questo tipo. Bisognava fare le cose con più calma e con un migliore coordinamento”.

Per Beretta è fondamentale anche tenere conto dell’impatto occupazionale: non tutti sanno che, dei 100mila addetti del settore a livello nazionale, il rischio è che si perda circa 1/3 dei posti di lavoro.

Anche sulla base di questi numeri il sindaco di Borgo ha, per il momento, deciso di non emanare l’ordinanza. “A Borgo c’è un’area esterna al centro cittadino destinata al divertimento e alle attività ludico ricreative. Sto valutando molto attentamente la situazione, perché finirei per penalizzare delle aziende che danno lavoro, attraverso un regolamento che secondo me serve a poco. Non critico i sindaci che l’hanno emanata, ognuno sceglie in base alle esigenze del suo territorio, ma per quanto riguarda quello di Borgo non credo che sia un’ora in più o in meno di apertura a contrastare il fenomeno. Intendiamoci, non sostengo il gioco, ma vorrei che venissero prese decisioni in modo più condiviso e ragionato”.

Per completezza di informazione va precisato che il Comune di Borgo San Dalmazzo, in passato, ha sottoscritto il “Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo”, promosso da Terre di mezzo e Legautonomie.

Attraverso la sottoscrizione del Manifesto, anche la città di Borgo San Dalmazzo ha chiesto che sia consentito il potere di ordinanza dei sindaci per definire l’orario di apertura delle sale gioco e per stabilire le distanze dai luoghi sensibili, e sia richiesto ai comuni e alle autonomie locali il parere preventivo e vincolante per l’installazione dei giochi d’azzardo.