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Rapporto sul gioco dell’Istituto Superiore di Sanità: il giocatore problematico chiede riservatezza e preferisce luoghi lontani da casa e dal lavoro

Nell’ambito del convegno annuale dell’Osservatorio internazionale sul gioco tenutosi all’Università di Salerno è stato presentato il Rapporto sul gioco dell’Istituto Superiore di Sanità.

La presentazione è stata tenuta da Adele Minutillo (nella foto) del Centro Nazionale Dipendenze e Doping – Istituto Superiore di Sanità. La ricerca, che ha confrontato i dati prepandemici con quelli emersi durante il lockdown e nella fase successiva di restrizioni parziali, si è basata su un campione della popolazione italiana di età compresa tra 18 e 74 anni.

In conclusione è emerso che la pratica del gioco d’azzardo dal 16,3% del periodo prepandemico è scesa durante il periodo di lockdown al 9,7% per poi risalire al 18% nel periodo di restrizioni parziali. Il gioco d’azzardo terrestre è diminuito dal 9,9% del periodo precedente la pandemia al 2,4% del periodo di lockdown, per poi risalire all’8% nel periodo di restrizioni parziali. Il gioco d’azzardo online invece è passato dal 10,0% del periodo precedente la pandemia all’8,0% nel lockdown, per salire al 13% nel periodo di restrizioni parziali. I giocatori problematici sono prevalentemente uomini, 3,6% contro il 2,5% delle donne. Le fasce d’età più a rischio: 50-64 anni (3,5%), 40-49 anni (3,4%) e 25-39 anni (3,3%). Il giocatore problematico preferisce giocare lontano da casa e dal lavoro, dove si sente più fortunato e chiede garanzia di riservatezza.

La presentazione della dott.ssa Minutillo